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Comunità Energetiche Rinnovabili: cosa sono e come funzionano

19/6/2025

Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) stanno acquisendo sempre maggiore rilevanza in Italia, parallelamente alla diffusione del fotovoltaico e alla necessità di produrre energia da fonti rinnovabili. Dietro la sigla CER si cela un modello innovativo di produzione e condivisione dell’energia, che coinvolge cittadini, imprese ed enti pubblici, uniti per dare vita a un nuovo soggetto giuridico collettivo.

Il principio di base è semplice: collaborare per produrre e consumare localmente energia pulita. Tuttavia, la realtà delle CER è anche complessa dal punto di vista gestionale, normativo e burocratico. Per comprendere meglio di cosa si tratta, vediamo chi può far parte di una CER, quali sono gli incentivi previsti e quali alternative esistono.

Come si costituisce una Comunità Energetica Rinnovabile

Le CER sono costituite come veri e propri soggetti giuridici: possono aderire privati cittadini, PMI, enti pubblici e associazioni no-profit. Ogni membro della comunità può assumere uno dei seguenti ruoli:

  • Produttore di energia: installa un impianto fotovoltaico e immette nella rete della CER l’energia prodotta.
  • Autoconsumatore: produce energia per i propri consumi e cede l’eventuale surplus alla rete della CER.
  • Consumatore: non produce energia ma utilizza quella condivisa all’interno della comunità, beneficiando di tariffe e incentivi.

La struttura organizzativa e legale della CER deve garantire una gestione partecipata ed equa tra i membri, ma anche rispettare i requisiti imposti dalla normativa nazionale ed europea.

Gli incentivi per le CER: energia condivisa e vantaggi economici

Per favorire la nascita delle CER, la normativa italiana ha introdotto una serie di incentivi economici a favore della produzione e del consumo condiviso di energia:

  • Tariffa incentivante: premia l’energia prodotta e autoconsumata all’interno della comunità, con un incentivo valido per i primi 20 anni di esercizio dell’impianto.
  • Contributo per l’energia autoconsumata: sostiene ulteriormente l’autoconsumo condiviso, con un contributo economico aggiuntivo.
  • Valorizzazione dell’energia in eccesso: anche l’energia non consumata dai membri della CER, e venduta sul mercato, gode di condizioni vantaggiose.

A questi si aggiunge un incentivo in conto capitale per la realizzazione degli impianti fotovoltaici all’interno delle CER. Tale contributo è previsto però solo per impianti installati nei comuni con popolazione inferiore ai 30.000 abitanti, il che limita l’accesso a molti potenziali aderenti in ambito urbano.

Il funzionamento delle CER: autoconsumo reale e virtuale

L’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici all’interno della CER può essere consumata in due modi:

  • Autoconsumo diretto: quando il membro della CER è collegato fisicamente alla rete e utilizza l’energia prodotta dalla comunità.
  • Autoconsumo virtuale: anche i membri non direttamente collegati possono beneficiare dell’energia prodotta grazie a un meccanismo di compensazione basato su dati di produzione e consumo registrati nello stesso intervallo temporale.

Questo sistema permette una distribuzione equa dei benefici tra tutti i membri della CER, anche se non fisicamente connessi agli impianti. È proprio sull’energia autoconsumata virtualmente che si applicano molti degli incentivi previsti, in un’ottica di massimizzazione dell’efficienza energetica e di riduzione dei costi.

Una realtà importante, ma non per tutti

Le CER rappresentano un modello fondamentale per la transizione energetica locale, favorendo la produzione diffusa di energia pulita, l’autoconsumo collettivo e una maggiore consapevolezza dei cittadini. Tuttavia, non sono prive di limiti.

La partecipazione richiede requisiti precisi – dalla localizzazione geografica alla connessione alla rete, fino alla gestione amministrativa – che non tutti possono soddisfare. Pensiamo, ad esempio, a chi vive in un appartamento in condominio in una grande città: per motivi normativi o tecnici, può risultare escluso dai benefici delle CER.

L’alternativa: i parchi solari condivisi

Un’alternativa concreta alle Comunità Energetiche Rinnovabili è rappresentata dai parchi solari condivisi. Questa formula consente di partecipare alla produzione di energia rinnovabile anche senza installare impianti, senza requisiti di prossimità e con un modello di adesione molto più semplice.

Nel caso dei progetti promossi da realtà come GridShare, è sufficiente acquistare una o più quote di un parco solare tramite una piattaforma di crowdfunding. Non è necessario essere collegati fisicamente alla rete dell’impianto: l’energia prodotta viene venduta alla rete nazionale, e i ricavi vengono redistribuiti agli investitori.

Questo modello elimina le complessità burocratiche delle CER e offre un accesso ampio, inclusivo e immediato ai benefici del fotovoltaico, anche per chi vive in contesti urbani o in affitto.

Una nuova forma di partecipazione alla transizione energetica

I parchi solari condivisi si stanno affermando come un modello complementare alle CER, capace di superarne i vincoli territoriali e gestionali. La semplicità del meccanismo – dalla registrazione alla gestione – consente di coinvolgere una platea ampia di cittadini, contribuendo alla diffusione delle energie rinnovabili in modo diretto e democratico.

Che si tratti di una CER o di un parco condiviso, il principio non cambia: produrre e consumare energia pulita diventa sempre più una scelta possibile, anche per chi dispone di mezzi limitati o vive in contesti non favorevoli all’installazione di un impianto domestico. In entrambi i casi, l’energia torna ad essere una risorsa collettiva.

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