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11/11/2025

L’agrivoltaico è pronto a diventare uno dei motori della transizione energetica italiana. Con il decreto agrivoltaico 2025, il settore guadagna flessibilità su tempi e procedure, sbloccando progetti che con le regole precedenti avanzavano a fatica. È un modello che unisce produzione di energia rinnovabile e valorizzazione dei terreni agricoli, con ricadute positive su tutela del paesaggio, resilienza climatica e redditività delle aziende agricole. Le novità toccano scadenze, penalità, requisiti tecnici e platea dei beneficiari.
L’agrivoltaico integra impianti fotovoltaici e attività agricola o pastorale sulla stessa superficie. L’obiettivo è triplice: autoprodurre energia da fonte solare, sostenere la produzione agricola e preservare il territorio.
Le tecnologie dedicate permettono di sfruttare i terreni più esposti al sole senza sottrarli all’agricoltura. La parziale ombreggiatura può ridurre lo stress idrico e migliorare alcune rese, mentre l’energia prodotta contribuisce agli obiettivi climatici e alla competitività delle imprese. I requisiti tecnici fissati dal GSE inquadrano proprio questo equilibrio.
Il decreto ministeriale di giugno 2025 ha aggiornato scadenze e regole operative del precedente quadro normativo per l’agrivoltaico innovativo, con l’obiettivo di accelerare i cantieri e garantire una rendicontazione più realistica dei progetti collegati al PNRR.
Se l’entrata in esercizio slitta oltre i 18 mesi, la tariffa incentivante subisce una riduzione dello 0,5% per ogni mese di ritardo, fino a un massimo di nove mesi. Oltre tale soglia si perde il diritto agli incentivi. È un meccanismo meno punitivo rispetto al passato, pensato per gestire criticità di filiera e ritardi nei permessi.
La normativa definisce con chiarezza i soggetti ammessi a partecipare alle procedure e a beneficiare dei contributi.
Il requisito economico mira a garantire la solidità finanziaria dei richiedenti e la continuità delle attività agricole. Il sistema di incentivi prevede un contributo in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili, combinato con una tariffa incentivante sull’energia immessa in rete.
Per rientrare tra i progetti incentivabili, gli impianti devono rispettare precisi requisiti tecnici stabiliti dal Gestore dei Servizi Energetici.
Solo i sistemi che soddisfano queste condizioni possono essere considerati impianti agrivoltaici avanzati e accedere agli incentivi. L’obiettivo è evitare che l’agrivoltaico diventi una semplice copertura fotovoltaica su terreno agricolo, garantendo invece un’integrazione reale tra energia e agricoltura.
Per aumentare le probabilità di successo, un progetto deve essere credibile sia dal punto di vista tecnico sia da quello agronomico. È utile:
L’agrivoltaico non è solo una prospettiva per aziende agricole e grandi operatori energetici. Anche i piccoli risparmiatori possono partecipare alla crescita del settore attraverso modelli di investimento collettivo come i parchi solari condivisi.
Progetti come il Parco Solare di Ragusa, promosso da GridShare, mostrano come il fotovoltaico e l’agricoltura possano convivere e generare valore condiviso. Questi progetti permettono di acquistare quote di impianti agrivoltaici e beneficiare dei ricavi derivanti dalla produzione di energia, senza dover gestire direttamente le complessità operative o burocratiche.
È un modo per contribuire alla transizione ecologica e ottenere un ritorno economico legato a un’infrastruttura reale e sostenibile.
Con il decreto agrivoltaico 2025, l’Italia compie un passo decisivo verso un modello di sviluppo sostenibile che mette insieme energia rinnovabile e agricoltura. Le nuove scadenze, le penalità ridotte e i requisiti chiari rendono più agevole la realizzazione dei progetti, mentre gli incentivi e i controlli tecnici garantiscono standard elevati di qualità e trasparenza.
L’agrivoltaico rappresenta un settore in forte espansione, in grado di creare valore economico, ambientale e sociale. E, grazie ai parchi solari condivisi, diventa un campo aperto anche a chi vuole investire nell’energia green senza possedere terreni o impianti, ma con la consapevolezza di contribuire a un futuro più sostenibile.