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23/7/2025
Installare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa o partecipare a un parco solare condiviso sono due alternative sempre più diffuse per chi vuole produrre energia da fonti rinnovabili. Entrambe permettono di contribuire alla transizione energetica e ottenere un ritorno economico, ma si tratta di due modelli molto diversi.
Questo approfondimento chiarisce differenze, vantaggi, svantaggi e casi d’uso delle due opzioni. Una guida utile per chi vuole scegliere consapevolmente dove e come investire nel fotovoltaico.
È un impianto installato direttamente sull’edificio (di solito sul tetto) che produce energia per l’autoconsumo. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalla rete elettrica nazionale, abbassare le bollette e, in certi casi, rivendere l’energia non consumata.
1. Risparmio immediato in bolletta
Una volta attivato, l’impianto permette di consumare l’energia prodotta localmente, riducendo l’acquisto dalla rete. Il risparmio può arrivare fino all’80% sulle componenti variabili della bolletta.
2. Possibilità di accumulo
Con batterie integrate, si può immagazzinare l’energia prodotta di giorno e utilizzarla di sera o in condizioni di scarso irraggiamento.
3. Incentivi fiscali
Attualmente è possibile detrarre il 50% dell’investimento in dieci anni grazie agli incentivi IRPEF previsti per ristrutturazioni e miglioramenti energetici.
4. Maggiore autonomia energetica
Con un impianto ben dimensionato, è possibile coprire buona parte del fabbisogno elettrico annuo e ridurre l’esposizione a rincari dell’energia.
1. Costo iniziale elevato
Installare un impianto fotovoltaico domestico, con batterie di accumulo, può costare tra 8.000 e 15.000 euro. Gli incentivi riducono il peso economico, ma il capitale iniziale è comunque significativo.
2. Requisiti tecnici e spaziali
È necessario disporre di un tetto con esposizione favorevole al sole e senza ombreggiamenti. Non tutte le abitazioni (soprattutto in città o in condominio) sono idonee.
3. Manutenzione e gestione a carico dell’utente
L’impianto richiede controlli periodici, pulizia dei pannelli e verifica del corretto funzionamento. L’utente deve occuparsi anche della stipula di eventuali assicurazioni.
4. Orizzonte temporale lungo per il rientro
Il ritorno dell’investimento avviene nel medio-lungo periodo. In media servono 7-10 anni per recuperare il capitale speso.
Il parco solare condiviso è un impianto di grandi dimensioni, costruito da società specializzate, in cui più investitori acquistano una quota. In cambio, ricevono una parte dei ricavi generati dalla vendita dell’energia prodotta.
È una forma di investimento accessibile anche a chi non ha un tetto idoneo o non vuole gestire un impianto. La quota acquistata può partire da poche centinaia di euro e viene gestita tramite piattaforme di crowdfunding.
1. Nessun vincolo fisico
Non serve avere uno spazio dove installare l’impianto. È una soluzione ideale per chi vive in condominio o in affitto, e se ci trasferisce non si perde l'investimento.
2. Investimento accessibile
Si può iniziare con piccoli capitali, spesso a partire da poche centinaia di euroeuro. Il crowdfunding consente la partecipazione a progetti reali senza grandi esborsi.
3. Zero gestione e manutenzione
La manutenzione ordinaria, gli interventi tecnici e la vendita dell’energia sono interamente a carico della società che gestisce l’impianto.
4. Rendimento stabile e immediato
Alcuni progetti prevedono l’inizio della distribuzione dei proventi già nei primi mesi successivi all’attivazione. I rendimenti lordi attesi variano dal 6 all’8% annuo, a cui si possono aggiungere detrazioni e deduzioni fiscali se il progetto è promosso da startup innovative.
1. Rischio di impresa
L’investimento è legato alle performance dell’impianto e alla stabilità della società che lo gestisce. È essenziale verificare affidabilità e track record del promotore.
2. Orizzonte temporale lungo
Anche se i ricavi iniziano presto, il progetto ha una durata pluriennale (di solito 20-25 anni). Non è una forma di investimento liquida.
3. Liquidabilità limitata
Una volta acquistata la quota, non sempre è possibile rivenderla facilmente. Alcune piattaforme prevedono mercati secondari, ma senza garanzie di rapida uscita.
4. Non si riduce la bolletta
L’energia prodotta non viene consumata in casa. Chi investe in un parco solare continua a pagare la propria fornitura elettrica come prima.
Negli ultimi anni diversi progetti in Italia hanno dimostrato la validità del modello del parco solare condiviso. Tra i più noti, i progetti sviluppati da GridShare in Lazio e Sicilia, che hanno attirato centinaia di investitori grazie alla combinazione tra rendimenti interessanti e semplicità d’accesso.
Anche in ambito agricolo, l’agrivoltaico rappresenta un’evoluzione promettente del modello, con parchi solari che coesistono con colture agricole, generando valore sia ambientale che economico.
Scegliere tra un impianto fotovoltaico domestico e un parco solare condiviso dipende da molti fattori: disponibilità di spazio, capitale, obiettivi di risparmio o investimento, propensione alla gestione.
In entrambi i casi, si tratta di contribuire attivamente a un futuro energetico più pulito, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e favorendo un’economia a basse emissioni.